Primo Settembre 2014.
Anche questa estate è volata via veloce, cinica, crudele e impietosa come una bella donna che desiderata e corteggiata, cammina a testa alta sui suoi tacchi e le sue gambe lunghe ed abbronzate, senza voltarsi né dare ascolto ai fischi di ammirazione che bramosi le giungono da ogni dove.
Il primo di settembre è spesso una data in cui si fa il consuntivo dei mesi appena trascorsi, dei mesi in cui usa divertirsi, svagarsi, uscire fuori con gli amici, con la famiglia e in cui si approfitta della bella stagione per star fuori più possibile. Il primo settembre ci si chiede se abbiamo sfruttato al massimo la stagione delle vacanze o se potevamo fare di più e meglio. Ripercorriamo con la mente i giorni di mare, le cene all’aperto e valutiamo se veramente è andata bene, come ci aspettavamo, come volevamo, oppure se qualcosa è sfuggito, è andato storto o se semplicemente, rimandando di serata in serata, è caduto in secondo piano fino a sfuggire. Già si rimanda mentalmente alla prossima stagione ciò che non siam riusciti a fare.
Qualcuno affronta sereno, rilassato, abbronzato e ben ricaricato l’autunno, il rientro al lavoro e la ripresa della corsa alla prossima estate. Qualcun altro con dispiacere, nostalgia, tristezza e rimpianto, già conta i giorni che mancano al primo bagno stagionale in un mare freddo per l’inverno ma limpido e ancora quasi inviolato.
I social networks hanno dilagato questa estate, più dell’estate scorsa e chissà a che punto saranno il prossimo anno. Complici telefonini, smartphone, computer portatili, wifi tascabili e tecnologie sempre più moderne, l’amata invenzione di Zuckenberg quest’anno è stata invasa da foto che ritraevano l’utente sorridente nelle più svariate pose con sfondi variopinti, provenienti da tutto il mondo terracqueo raggiunto da un minimo di segnale. Fantastici selfie che una volta mai e poi mai nessuno avrebbe avuto il coraggio di pubblicare, irrompono nel web con facce gonfie, occhi dilatati, gote cadenti o primi piani delle profondità di narici in cui mai nessun obiettivo aveva osato entrare.
Il primo settembre 2014 è anche la data in cui ci si domanda se le foto che abbiamo postato su facebook abbiano reso abbastanza l’idea, se ritraevano volti felici e se l’abbronzatura era evidente. Ci si guarda attorno e si fa un rapido calcolo di quanta vacanza abbiamo sparso per il web rispetto agli altri e inevitabilmente scatterà il paragone con chi è stato in luoghi più originali del nostro o che nella stessa stagione è riuscito a variegare le località di spasso dal mare alla montagna passando per l’agriturismo in campagna che fa tanto uomo umile. Mentalmente il primo di settembre si annota da dove ci piacerebbe inviare il prossimo selfie vacanziero la prossima estate sorridendo diabolicamente pensando che probabilmente riusciremo a farlo già dalla montagna quest’inverno.
Primo settembre.
Per me finisce un’estate che non dimenticherò mai. Finisce un’estate in cui nessun luogo di vacanza ho potuto fotografare. Finisce un’estate in cui nessuna curiosità, interesse o invidia ha suscitato il variegato campionario apparso su internet. Finisce un’estate che non se ne va da sola ma si porta via mio padre. Finisce una stagione che segna una spaccatura drastica e netta tra lei e tutte quelle che verranno dopo, in cui la crisi, il lavoro e tutti i vergognosi problemi che questo stato crea per una fetta di italiani, a privilegio di altri, (quelli che fruiscono freneticamente della condivisione e che in cambio dell’occhio di riguardo gli garantiscono il voto) passano in secondo piano.
Oggi primo settembre guardo il cielo limpido dopo l’acquazzone caduto all’alba e prego perchè non sia mai travolto dalla futilità del nostro vivere, abbagliati da una finta democrazia, appagati da un finto bigotto buonismo a vantaggio di una ristretta cerchia di tiranni legalizzati da chi, inconsapevole ma egoista, li legittima.
Oggi primo settembre penso ai giorni che verranno, con la speranza che il progresso, per una volta, faccia una pausa e rifletta sul suo significato, perchè forse si renderà conto che non trova la sua essenza solo guardando avanti ma può progredire anche tornando un po’ indietro.
Ciao Babbo, niente sarà mai più come prima. Grazie di tutto.