Cronaca di un menisco lesionato

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Capita che il ginocchio scricchioli, capita soprattutto che lo scricchiolio derivi da un menisco sbriciolato, capita che il dottore vi dica che vada tolto (il menisco), capita anche che vi dica che sia un intervento semplice e di routine.
Capita, e m’è capitato anche a me.
Dopo una bella risonanza magnetica, formato ciddì personalizzato con tanto di nome e cognome stampato sopra, è ufficiale che il mio menisco laterale esterno sia rotto. Forse c’è qualcos’altro di rotto dentro, dice la risonanza, ma una volta dentro col metodo dell’artroscopia, si vedrà il da farsi.
Bene.
Dopo sei mesi di attesa per l’operazione programmata, mi giunge la telefonata di conferma. Il giorno prima all’ora di pranzo :

pronto ? Cassisa ? 
Sì ?
Ospedale Lotti di Pontedera, è confermata l’operazione di domani. Si presenti alle ore 7 in Sala Gessi al secondo piano
Ah … grazie di avermelo ricordato
No sa, di quelle programmate la sua è l’unica confermata
Ah … sicchè se me la rimandavate me lo dicevate mezza giornata prima ? dopo aver fermato e riprogrammato tutto il mio lavoro in previsione dell’intervento ?
Non dipende da noi, sa, le urgenze, il primario …
Vabbè, meno male la mia è confermata. A Domani.
A domani. 

Il dottore è un mio amico ma non smalignate subito, è il primario che decide chi e quando fare un’operazione, sicchè m’è andata bene, anche perchè sono sei mesi che giro col ginocchio che non funge bene e questa cosa è stata considerata.

Sul foglio c’è scritto che bisogna presentarsi a digiuno dal giorno prima e a me prende già male al pensiero di stare una giornata senza mangiare nè bere.
In generale però sono tranquillo, anche se è la prima volta in assoluto che mi capita di dover subire un intervento [e aggiungo che spero sia anche l’ultima con grattata di palle], la consapevolezza che si tratta di un’operazione considerata semplice mi rasserena un pò.

Ore 7.00 in punto sono in sala gessi,
in attesa c’è già una coppia di signori, lui còl braccio ingessato e una borsa accanto a sè… presumo che sia anche lui qui per essere operato.
Io ho solo uno zaino con un asciugamano e un pigiama che non userò mai ma che mia madre ha insistito che portassi, non si sa mai … se davo retta a lei mi ci voleva la valigia …

Ore 7.30 si apre la porta della sala gessi, un infermiere rilassato [cosa rara di questi tempi] ci fa entrare uno alla volta.
Mi sistemo sul lettino, mi fa stendere la gamba e con un attrezzino ganzissimo mi depila la gamba destra, dalla coscia a prima della caviglia … bellina la cosciotta depilata, mi fa quasi effetto, lisciata, disinfettata e impacchetta, pronta per il chirurgo.
L’infermiere ha terminato il suo compito e mi indirizzo al reparto Chirurgia A.
Boia, penso,  non si perde tempo qui … stai a vede’ che faccio anche presto.

Arrivato all’accettazione della Chirurgia un’infermiera simpatica e sorridente [e due …] mi accoglie e mi sistema nella mia stanzetta, col mio braccialettino e il letto bello bianco e rifatto.

A che ora mi faranno ?
boh !? il dottore entra alle 14, lei è l’ultimo, verso le 17 credo
le cinqueee ??
eh oh !
come le cinque maremmaberva, sono le 7.30 ! caa faccio a digiuno fino alle cinque !?
de, ti riposi, leggi, ti metti tranquillo e aspetti
dai de ma voi siete matti … ci divento scemo tutto il giorno vì dentro a ‘un fà una sega
bimbo, mettiti l’animo in pace, così è e così sia
sì … e ir cane della sù zia …

Poso lo zaino, la mì moglie ride e mi piglia per il culo, scendo all’edicola dell’ospedale a comprà dù giornali, e mi metto l’animo in pace.
E’ quasi l’otto è c’ho da starci fino a stasera e visto che sono anche l’ultimo mi entra il dubbio che alla fine ci resterò anche a dormire.

Piano piano si prende confidenza con i compagni di stanza. 
Mentre io mi sistemo, i primi due vengono dimessi, si resta io e quell’òmo che avevo incrociato alle sette in sala gessi, anche lui ha una fame che schianta, è simpatico e gli piace fare conversazione ma io ho poca voglia di discorrere e mi metto a leggere il giornale mentre la mì moglie non ci sta a fare nulla e se ne torna a casa, d’accordo che ci saremmo aggiornati via cellulare sulle novità.
A mezza mattinata arriva il terzo compagno di merende, un ragazzo accompagnato dalla moglie ma che pare esperto del luogo. Si muove con sicurezza, apre l’armadietto, va in bagno, chiacchiera con l’infermiere, si mette in tenuta da ospedale e si sdraia a letto a spippolà con l’i-phone.

cosa c’hai da fà te ?    mi chiede
il menisco
ah … l’ho fatto a febbraio
ah [ecco perchè è così pratico del luogo]

a me in genere non mi piace fare domande personali sicchè mi rimetto a leggere pensando che c’è tempo per prendere confidenza e fare due chiacchiere, per ora mi girano troppo.

Passa il carrello delle colazioni, spero con tutto il cuore che qualcosa ci elargiscano, vista la lunga attesa, invece …

voi siete operandi ?
[tutti in coro]
ah, allora nulla  … e prosegue

A bocca asciutta ci si guarda e ci si rituffa nelle nostre letture e pensieri solitari.
Arriva il quarto e ultimo compagno di stanza,
un òmino anziano accompagnato dalla figlia, magro, un pò ricurvo, pettinato e ben vestito, dalla faccia simpatica.
Si cambia con pazienza e si infila in branda silenzioso. 

Le infermiere sono accompagnate da delle bimbette del primo e secondo anno dell’università, imparano sul campo quello che studiano sui libri e si occupano delle operazioni più semplici, come le punturine, misurà la pressione, cambià le flebo, rifà i letti, maneggià padelle e pappagalli [aibò] e far compilare i questionari ai nuovi arrivati.
Ogni due domande e per qualsiasi cosa ti chiedono :
sei allergico a qualche cosa ?
Nel rispetto della privacy, poi, all’arrivo del quarto inquilino della stanza n°12 le due giovani studentesse danno il meglio di sè :

nome e cognome
Ilio sonasèga [per la privacy]
età ?
sono del ventotto
quanto pesa ?
boh !? una cinquantina di chili più o meno
quanto è alto ?
uno e settanta … ora però mi piego [alludendo a una leggera gobba]
eh eh … ci vede bene ?
mìa tanto … da un occhio quasi nulla da quell’altro abbastanza
ci sente bene ?
eh ?
ci sente bene ?
cosa ?
CI SENTE BENE ??
sì, abbastanza … oddio, ci sentivo meglio prima però non mi lamento
in bagno va regolare ?

la pipì la sente ?
la sento ? ‘un sono mia sordo !
ne sente lo stimolo !
hai voglia ! … il problema è che la sento troppo !
è allergico a qualcosa ?
boh !? mi pare di no !
prende qualche medicinale ?
ne prendo un pacco di medicinali al giorno [e mostra un foglio con la lista]
per cosa sono ?
per il cuore, per la pressione, per il diabete, per il colesterolo …
porta protesi ?
protesi ? [crede si riferiscano a gambe o braccia finte]
dentiere o denti finiti ?
de … ce l’ho sì, sopra e sotto. Ce n’avrò UNO di denti miei !
tenga, questo è il contenitore per le protesi [e gli porge una vaschetta di plastica]
ma quando mangio mi servono !
ora non può mangiare 
ho una fame schianto …
Proviamo la pressione …. boia … soffre di pressione alta ?
Oh ‘un gliel’ho detto ? piglio le pasticche appòsta !
ma stamani l’ha prese ?
no
perchè ?
perchè m’avete fatto venì a digiuno e a stomaco vòto ‘un le posso prende’
ah
firmi qui
asp … non ci vedo bene … oioi … vado dritto ? [chiede alla figlia]

che spettacolo meraviglioso, sembrava uno sketch di zelig con l’anziano  e distinto signore che rispondeva simpaticamente e con autoironia alle domande fredde e fatte a pappagallo delle due bimbe che sicuramente oltre a imparare a fare le punture dovranno imparare  a relazionarsi con la gente.

nella stanza è un viavai, ogni cinque minuti entrano le infermiere con sempre qualcosa da fare o da chiedere a qualcuno di noi quattro. Tutto meno il pranzo … siamo operandi e non ci tocca.
ci provano la febbre
ci misurano la pressione
ci danno la pasticchina non so per cosa
qualcuno l’attaccano alla flebo
ogni tanto ti chiedono se sei allergico a qualchecosa e ti fanno firmare qualche consenso che te firmi sempre senza avere capito una sega nulla ma consapevole che non hai scelta e che è solo un modo per scaricare le responsabilità su di te.

Tipico è il colloquio con l’anestesista che in maniera semplice e professionale ti spiega in cosa consiste l’anestesia, ti dice la diverse varianti ma ti spiega che sarà l’ortopedico sul momento a decidere. Per cui te sei solo messo al corrente degli effetti e degli eventuali rischi, poi ti chiede di firmare la liberatoria. Bel sistema sì. L’ospedale si leva da ogni responsabilità con quella firma, come se noi avessimo scelta.
Vabbè è una cosa classica, la conosciamo già.

Il tempo trascorre lento e verso le 16 entrano in stanza le infermiere della Chirurgia con la loro bandanina colorata fantasia e un lettino con il lenzuolo verde : si comincia !
Si portano via il signore prima di me, lo caricano sul lettino, lo coprono fino al mento mentre chiacchierano fra di loro di cambi turni e di problemi fra colleghe e salutandoci con la mano ingessata si allontana.
Ci siamo. Dopo tocca finalmente a me. Un pò di agitazione si sostituisce alla noia. E’ come quando studiavo all’università e dopo mezza giornata di attesa finalmente toccava a me, ma il sollievo era limitato dal fatto che sì toccava a me  … ma a essere giustiziato.

Passa un’altra oretta e mezzo e le due infermiere sono di nuovo lì, stavolta per me. Io son già pronto, mi fanno levà anche la fede. Nel dubbio gli ricordo che mi devo operare al ginocchio, non al dito, ma dice che è prassi. Via tutto, mi sdraio sul lettino, saluto tutti e da sdraiato seguo il tragitto fino alla sala operatoria con il cuore che mi batte e sempre accompagnato dai discorsi delle infermiere che sono sempre in piena discussione. L’argomento è sempre il solito : i cambi turni fra colleghe. [son problemi]

Mi parcheggiano appena fuori dalla sala operatoria accanto al signore che mi ha preceduto … mi saluta

io son pronto
ora tocca a me
in bocca al lupo
crepi .. ci si vede dopo

Spunta l’anestesista 

Ciao Antonio, noi ci siamo già conosciuti al colloquio
sì, mi ricordo, buonasera, eccomi qua
bene … che anestesia facciamo ?
e me lo chiede a me?
facciamo la spinale ?
boh !? … lo sapete voi quale mi dovete fà [sonasega io … penso]
Ok. Anche con l’ortopedico abbiamo deciso per la spinale
Ovvài … aggiudicata 
Dunque, te la faremo da seduto, dovrai piegare la testa in avanti e abbassare le spalle in modo da allargare la schiena
va bene [rispondo io senza avere capito nulla]

Nel frattempo l’infermierina mi mette l’ago per la flebo, me lo ferma con lo scotch direttamente sul polso e sui peli e io trovo il tempo di pensare : ora voglio sentì che dolori quando me lo devono levà quello scotch lì

Arriva il dottore, siamo amici e questo è già oggetto di presa per il culo da parte delle infermiere e degli altri medici.
Scherzano per distrarmi un pò e per rasserenarmi ma io resto teso e un pò impaurito. La situazione è nuova per me e non mi piace per nulla.
Due chiacchiere rapide col dottore che cerca di spiegarmi e io che alla fine concludo :
Guido, lo sai te cosa devi fà … fai un bel lavoro.

E’ il momento, mi portano dentro, tutti in movimento, tutti indaffarati, incamiciati, con mascherina e bandana, guanti di lattice, scherzano e parlano dei cazzi loro mentre con sapienza e rapidità ognuno fa il suo. Mi mettono sul lettino, siamo pronti per la spinale. STOP. Mi viene un pò di nausea, troppo agitato, mi sdraiano su un fianco. Son più tranquillo. L’anestesista mi buca in mezzo alle vertebre e m’addormenta la gamba destra.  Mi sdraiano di nuovo a pancia all’aria, mi par d’esse un pacchetto dentro ir furgone del bartolini.
Il braccio sinistro sdraiato di lato, flebo che butta roba dentro, un aggeggio al dito che credo trasmetta le pulsazioni del mio cuore agitato, braccio destro sopra la pancia con l’apparecchio che mi misura costantemente la pressione.
La mia gamba destra intanto è diventata uno zampone insensibile che dottori e infermieri maneggiano come fosse una spalla di prosciutto cospargendola di disinfettante rosso.
Guido scherza sullo stato dei miei piedi
che dici, si rifanno anche questi già che ci siamo ? [alludendo alla mia forma calcistica]
lasciali stà che quelli son sempre bòni, sistemami il ginocchio [e schiaccio un moccolo dentro di me] 
L’infermiere mi chiede se voglio assistere all’operazione, io faccio di sì con la testa e lui mi piazza un monitor alla mia sinistra.
Inizio a agitarmi sul serio, l’anestesista che mi tiene sempre d’occhio si avvicina :
Antonio come ti senti ?
devo dire la verità ?
sì, certo !
mi sto caando addosso 
benissimo, ho qua una cosa appòsta per te
e prende una boccetta di un liquido trasparente e la piazza insieme alla flebo
questo ti farà girare leggermente la testa sul momento e poi ti rilassa, ti toglie quel senso di ansia e di paura. Vedrai.
Attacca  il tutto e in pochi attimi accade ciò che lei aveva previsto :
l’operazione ha inizio e io tranquillo e sereno me la godo in doppio schermo LCD. 

Sullo schermo appare un cerchio. Ecco il mio ginocchio, la sonda gironzola, incontra il menisco laterale, è bello sbriciolato e un attrezzetto lo rimuove senza pietà. Sembra facile ma non è. Nel ginocchio c’è anche della roba bianca, dicesi sinovite, che va tolta. Tocca poi al menisco mediale … anche questo … mmm … mezzo lasciamolo vai … pulizia generale … mah … il crociato dov’è ? … lesionato anche quello ma lasciamolo stà in pace, poi si vedrà. Il ginocchio perlomeno è bello saldo.
E’ più di un’ora che son qui a vedere il film, inizio a smaniare, mi sembra di tornare a sentire qualcosa al ginocchio e mi infastidisce da morire la fascia che mi hanno messo sulla coscia per impedire al sangue di girare per il ginocchio.

Guido ‘un ne posso più
s’è finito tranquillo … boia che ginocchio avevi
oh ‘un lo so ?
‘un so come hai fatto a camminà senza lamentarti fino a oggi
boh !? …. mòviti che ‘un ce la faccio più.

L’operazione finisce, lo schermo torna nero, infermiere e dottori si rimettono all’opera per smantellare, pulire e disinfettare la sala per il prossimo paziente. Mi rimettono sul lettino, mi coprono tutto e mi stioccano qualche minuto fuori dalla sala.
Sto bene, un pò acciaccato ma sto bene. Non mi pare vero di avere fatto tutto.
Assisto ai movimenti intorno a me, aspetto che mi riportino su. Sono le 19.15, l’operazione è durata un’ora e un quarto.
Ogni tanto passa un’infermiera, poi il dottore, poi l’anestesista. Mi chiedono come sto … sto bene.
Portatemi su e datemi qualcosa da bere e da mangiare.

Il tragitto di ritorno per me è più rilassante, non sento dolore ma soprattutto ho già passato la fase della paura pre operazione.
Nel corridoio mia moglie e i compagni di stanza mi accolgono sorridenti, si erano quasi spaventati per il lungo tempo in cui sono rimasto in sala operatoria. Le infermiere mi portano subito la cena e qui quasi mi commuovo. Non so se al pensiero di come è stato per me gradito e atteso quel carrello o se al ricordo di cosa conteneva.
Mi sistemo sul letto, oriento lo schienale, le infermiere mi mettono il ghiaccio al ginocchio e un antidolorifico bomba al braccio. Ho una boccetta del drenaggio collegata con un tubicino al ginocchio, dal quale esce un pò di sangue, me la tolgono dalla vista e la piazzano sotto il letto. Ci siamo, si cena !
Di fronte a me un piatto con coperchio, una scodellina con coperchio, due fette di pane imbustate, un formaggino incartato e un cucchiaio di plastica … solo il cucchiaio … tremo al pensiero di alzare quei coperchi.
Alzo il primo e mia moglie si butta in terra dal ridere mentre io mi guardo intorno incredulo : una cucchiaiata di purè che occupa il centro del piatto … una cucchiaiata. Prima di scoperchiare la scodellina, svuoto rapidamente il piatto, poi la seconda sorpresa : una minestrina in brodo con dentro dei pezzetti di pane. Roba inguardabile ma ho fame e piano piano inizio a sorbirla. Sapore orribile ma ho fame e vado avanti. Qualche altra cucchiaiata poi non resisto e la lascio. Mi tuffo sul formaggino che divoro in un secondo. Ecco fatto. cenato.
Soddisfazione poca o nulla ma il corpo avrà gradito.

L’ora è tarda e io devo tenere il drenaggio al ginocchio per cui è deciso che pernotterò in ospedale. Non ne sono felice ma mi sembra comunque giusto. Mia moglie mi saluta. Ha fame anche lei e va a recuperare i figlioli dai nonni, dove mangerà alla tavola di mia madre, il che è tutto dire.
l’infermiera mi chiede se ho fatto la pipì
no
noooo ?
no
ma lo stimolo lo senti ?
sento che mi scappa ma non mi viene da farla
ti lascio il pappagallo, quando l’hai fatta suonaci che si cambia
ok

una volta uscita mi rendo conto della cosa preoccupante : l’effetto dell’anestesia sta passando, le gambe le sento ma lì nel mezzo non sento nulla. nulla di nulla. provo a tastare ma sembra una cosa inerme. non sento neanche il tocco …

bah … io adesso dormo,
mi raccomando domattina eh ? bello sveglio eh ?

Restiamo soli noi quattro e affrontiamo la serata.
Siamo numerati. Io sono di punta, il n°09, accanto a me, il regista con il numero 10, sempre attaccato alle flebo, verrà operato domani di colicisti [non so cos’è ma mi risparmio la descrizione]; di fronte a me, l’anziana ala sinistra con il numero 11 dorme già. Ha fame e ha problemi con la prostata sicchè ogni ora si alza e lentamente se ne va in bagno. A fianco il secondo portiere, col n°12 il signore operato al braccio. E’ tranquillo e soddisfatto, non sente tanto dolore. Ci spiega che s’è fatto male cascando di motorino ma è stanco e piano piano, russando, s’addormenta.

 Provo a leggere dù righe del mio librino ma sono cotto, stanco, esausto e piano piano, spente le luci affrontiamo la notte.

Sdraiato con due cuscini dietro la testa e uno sotto il gnocchio dubito che riuscirò a dormire sereno senza possibilità di cambiare mai posizione ma evidentemente la stanchezza e il calo di tensione hanno la meglio e mi addormento nella luce bassa della stanza.
Svegliandomi talvolta durante la notte vedo il mio vicino dormire, l’anziano fare la spola tra il letto e il bagno, il n°12 una volta sulla sedia, una in piedi, una che russa e una fuori [non riesce a chiudere occhio].

Il cambio turno delle infermiere alle 05.30 sveglia tutto il piano quando allegramente gridando, parlando e ridendo, si salutano ad alta voce. Il tono delle infermiere quando qualcuno dorme mi ricorda le bibliotecarie che nel silenzio della sala, mentre studenti e ricercatori leggevano e studiavano, loro andavano in sù e in giù con i loro splendidi tacchi.

Mi viene in mente che non ho ancora fatto la pipì
metto le mani là sotto … ah meno male … s’è svegliato. Ero preoccupato. Ma di far la pipì, anche se ho una vescica che sembra un pallone da 420, non c’è versi.
Oh, d’altra parte siamo fatti per falla in piedi noi ! Mica da sdraiati ! 

Ore 6.00 inizia un nuovo giorno. Visite, pressione, temperatura, cambio lenzuola, medicazioni, flebo, punture ma soprattutto, la visita del dottore che alle 8.30 puntuale entra in stanza e punta il mio ginocchio

come va ? [dice chiappando la gamba e piegandola piano]
bene [oioi]
t’ha fatto male ?
no
e ci credo, con quella bomba attaccata al braccio

mi piega il ginocchio mi fa un pò male, poi toglie la benda, vedo tre piccoli buchini dove mi immaginavo tre voragini. Mi toglie il tubicino del drenaggio e qui mi frega … una sensazione bruttissima, non dolorosa ma fastidiosissima mentre quel tubetto esce dal mio ginocchio. Poi mi muove ancora il ginocchio e non mi fa più male. Bene. Pensavo peggio.

Sei a posto. Ti mando a casa.
bene, subito ?
in serata 
no, gioca l’italia
allora primo pomeriggio
vorrei pranzare a casa
ok, tra un paio d’ore ti dimetto
ah bene, grazie.

L’infermiera mette bocca :

l’hai fatta la pipì ?
non ancora
nooo ??
no de, ma tranquilla, con calma ora la faccio
guarda che se non la fai non vai a casa
la faccio la faccio
altrimenti ci si va di catetere
di ‘osa ?
ti si mette il catetere !
no no, aspetti, appena arriva la mì moglie mi faccio dà le stampelle e vado in bagno, vedrà che in piedi la faccio subito !
fai come ti pare basta che la fai

Chiamo la mì moglie, gli dò la notizia delle prossime dimissioni e gli dico di muoversi perchè appena arriva devo fà la pipì.
Quando arriva lei tutta contenta insieme a France [il mì figliolo grande] mi chiede come sto

devo pisciare  a tutti i costi [gli rispondo preoccupato]

chiappo le stampelle e piano piano mi infilo nel bagno, momenti di tensione perchè la vescica è piena ma mi viene il dubbio che l’anestesia abbia intasato qualcosa … 
prendo in mano la situazione e … ah bene … 
ahhh … dù litri di medicine, anestesie, minestrina e una cucchiata di purè ….
esco dal bagno col sorriso e quasi quasi chiedo l’applauso.
è andata .. comunico a tutti 
avviso l’infermiera che dia inizio alle pratiche che me ne vo.

Mi portano la colazione, caffellatte e tre biscotti, che consumo come un lupo mentre l’omìno dell’11, sempre a digiuno, mi guarda con l’occhi lustri e il mio vicino del 10 è in attesa di essere operato.
Qualche minuto dopo viene dimesso il 12 che felice ci saluta e mentre io mi vesto per andarmene entrano le infermiere col lettino verde … come Caronte, prendono  il numero 10, lo caricano e lo trasportano in sala operatoria.

Ciao
Ciao, in bocca al lupo
alla prossima
speriamo di no

L’infermiera entra, mi toglie l’ago con l’antidolorifico attaccato, mi fa la ceretta al polso, mi taglia il braccialettino personalizzato e mi da il foglio di via.

Mi pare di capire cosa prova chi viene liberato da una qualche prigionia, saluto tutti e libero il posto. Qualcun’altro ben presto occuperà il numero 9.

Tra una cosa e un’altra è l’ora di pranzo

dove andiamo ?
a mangiare, dove vuo andare !
ok

Con l’autista personale di corsa a pranzo !!

Cosa mi resta di questa giornata ?
di sicuro un menisco e mezzo in meno,
una sensazione di libertà dopo aver vissuto una esperienza nuova
ma soprattutto l’aver constatato di persona la gentilezza, disponibilità e professionalità del personale di questo ospedale.

E ora … di corsa !! [vabbè … con calma, per ora c’è sempre le stampelle]

 

Cronaca di un menisco lesionatoultima modifica: 2012-06-16T15:13:00+02:00da ir-cassisa
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4 Responses

  1. patrizia
    at |

    Mi chiamo Patrizia e sono in lista all’ Ospedale Lotti di PONTEERA per un’ intervento in artroscopia al menisco sx e forse ci scapperà anche qualcos ‘altro oltre al menisco e con questa lettura mi sono fatta due risate ……visto che per me è il primo e spero sia anche l’ ultimo intervento chirurgico che devo subire MI SONO RASSICURATA conoscendo l’ ortopedico con cui sono in cura da tempo ho scoperto con questa lettura che anche l’ equipe del reparto di ortopedia non è da meno …..infatti amici me ne avevano parlato bene. Mi hai RASSICURATO su quello che mi aspetta il giono in cui mi ” CONVOCHERANNO “.
    Grazie.

    1. antonio
      at |

      mi fa piacere il mio racconto ti abbia rassicurato e divertito. In bocca al lupo !!
      A.

  2. UMBERTO
    at |

    gRAZIE PER IL SUO RACCONTO, POSSO CHIEDERLE ORA COME STA? LE HANNO OCNSIGLIATO QUALCOSA PER RAFFORZARE LA CARTILAGINE? IL DOLORE C’è ANCORA POCO/MOLTO O è ASSENTE?

    GRAZIE,
    UN GINOCCHIO DOLORANTE ROMANO… (UMBERTO 3331635910)

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