I Penzieri der Cassisa

Il fallimento della Nazionale come punto di ripartenza

Certo, si sa che non è uno dei principali problemi che sta vivendo il nostro paese negli ultimi anni, ma confinare la beffa clamorosa della mancata qualificazione della Nazionale Azzurra ai prossimi campionati mondiali come “problema marginale” in un cantuccio insieme agli esclusi del Grande Fratello, significa non avere ben chiaro l’importanza che ha la nazionale di calcio italiana per tutto il movimento sportivo italiano. Certamente dal punto di vista economico, ma non solo.

Il giorno dopo l’incredibile pareggio a San Siro contro una Svezia più che mediocre l’Italia dei social, quella che ormai tristemente ci rappresenta, si è elevata nei più disparati commenti e si è sbizzarrita nelle analisi più fantasiose. Dividendosi come sempre tra le disquisizioni tecniche dei milioni di allenatori italiani, alle critiche più astiose di chi è antisportivo nell’animo, alla malcelata goduria del classico gufo un po’ snob che prova piacere nel vedere un popolo di trogloditi deluso per uno smacco subito dai suoi undici beniamini in calzoncini corti e scarpette fluoroscenti. I Social, ogni anno di più, scaricano nel web come fosse petrolio in mare, una marea nera di parole digitate con astio e spesso vigliaccheria sugli argomenti che più accalorano gli italiani, senza che necessariamente questi siano i problemi che effettivamente incidono praticamente sulla loro qualità della vita. Ma proprio come quando si ragiona di politica lo si fa da tifosi, senza alcun senso critico o un briciolo di obiettività, in Italia riusciamo senza difficoltà alcuna a compiere un completo ribaltamento del piano, proprio come fa il vostro chef preferito in tv con un colpo di polso facendo volteggiare la frittata in aria prima di ricadere capovolta sulla padella. Ebbene sì, in Italia siamo capaci di infilare la politica anche quando si parla del metodo di riproduzione dell’alloro, figuriamoci se non entrava di forza anche nel dibattito post figuradimerda mondiale della nostra nazionale.

Sicchè è certamente nocivo al dibattito il pensiero a caldo espresso da Salvini quando sottolinea che in Italia i vivai dei settori giovanili delle squadre di calcio sono composti da troppi stranieri. Nocivo perchè anziché discutere su un problema e cercare di trovarne una soluzione, una volta scaduto a livello politico inizia il teatrino tra chi vuole un italia libera dall’immigrazione e chi vuole che tutto il mondo possa liberamente emigrare nel nostro piccolo ma accogliente paese.
Peccato. Peccato perchè che i settori giovanili siano pieni zeppi di ragazzini stranieri presi più per convenienze economiche o fisiche (dato che 7 su 10 son più grandi di quanto risulti dai documenti e ciò tra bambini fa la differenza … e produce denaro) che per obiettive qualità tecniche e umane, è un dato di fatto. Analizzateli i dati, andate a vedere a fondo come funziona in italia e poi vi accorgerete che se Salvini evitava di fare quei commenti era meglio perchè avrebbe tolto la possibilità di blaterare a chi risponde solo perchè ha parlato lui senza però sapere quel che dice, però ha detto una cosa vera. Ha detto una cosa che tutti gli addetti ai lavori dicono da anni. E’ un dato inconfutabile che ha provocato dei danni che solo oggi che l’Italia ha mostrato tutti i suoi limiti vengono fuori, ma se non iniziamo a ragionare in termini sportivi anziché politici non ne verremo mai fuori.

Qui parliamo di calcio. Parliamo del calcio italiano. Parliamo di uno sport che deve lavorare dai Pulcini alla serie A per eccellere nella massima espressione nella Nazionale maggiore, quella che l’altra sera non è riuscita a segnare un solo goal ad una squadra che è venuta in Italia non per giocare a calcio ma per evitare in tutti i modi che noi lo facessimo. Se parliamo di nazionale di calcio è necessario che vi mettiate in quella testa perbene che gli stranieri non ci possono giocare. Non è previsto, nemmeno se ci mettete di mezzo Salvini la Lega, CasaPound o se prendete a testate Tavecchio. Nella Nazionale di Calcio Italiana ci giocano solo gli italiani, indipendentemente dal colore della loro pelle, dalle loro origini o dalla religione.
Se questa cosa v’è entrata nella testa allora forse iniziate a capire cosa significa “investire sui nostri ragazzi”. Qui non c’entra la politica d’accoglienza, qui non si parla di immigrati o di ius soli, qui si parla di pallone, calcio, sport. Ok ?
Forse ci voleva fallire totalmente come siamo arrivati a fare alla fine anche nello sport per cercare di capire dove si sta sbagliando e porvi rimedio.

Il calcio italiano è tutto sbagliato dalle fondamenta. I settori giovanili sono un immenso business travestito da “Fair Play”. Si illudono genitori facendo acquistare loro kit con stemmi di squadre blasonate, pagati a peso d’oro, e garantendo ai bimbi il posto in squadra, cronometro alla mano, in cambio di rette annuali degne delle più prestigiose scuole private. Fino a tredici anni non si distingue tra chi è bravo, chi può diventarlo, chi è scarso e chi con il calcio non c’entra nulla. Tutti titolari, tutti uguali cosìcchè quelli più bravi non crescono e quelli scarsi se ne accorgono quando il Fair Play delle scuole calcio termina e di colpo si ritrova ogni domenica in panchina fino a preferire la play station agli allenamenti. Tutto dopo aver pagato 6/7 anni di quote, kit, ritiri, cene, tornei, biglietti e tutto ciò che ruota attorno a questo immenso business.

Nel resto dell’Europa già da tempo hanno imparato cosa significa investire sui giovani nazionali e nessuno si meraviglia quando a 16/17 i più meritevoli si affacciano nel calcio che conta, acquisendo esperienza, senza pressioni, e giungendo anche al top delle nazionali.
Da noi come un giovane calca un campo di serie A i giornali se ne escono osannandolo come se fosse l’ultimo Messi sulla terra, caricandolo di pressione, di tensione, puntandogli fari e critiche sulle giovani spalle fino a schiacciarlo. Oppure si acquista a peso d’oro per non farlo giocare.

Tante le cose da rivedere ma la strada è lunga e quel che si vede nei campetti dei piccoli calciatori spesso è da censurare. La dirigenza ha fallito, i protagonisti vanno tutelati, i giovani vanno cresciuti e curati, la nazionale deve diventare il bene principe non solo dei calciatori ma anche degli allenatori delle squadre che non la vedano come un problema, un ostacolo, un pericolo.
Ma soprattutto vanno educati gli italiani, assolutamente inadeguati, a partire dai genitori isterici attaccati alle reti dei campetti dei bambini, a quelli che non sono in grado di rispettare un minuto di raccoglimento trasformando un minuto di assoluto silenzio in uno di applausi scomposti, fino a quella massa di maleducati, beceri e antisportivi che hanno avuto il coraggio di fischiare l’inno nazionale svedese o offendere il portiere avversario ad ogni rinvio, anziché tifare per la nostra squadra.

Forse ci voleva una batosta del genere per ripartire da zero. Occorre però azzerare tutto eh ? Sennò faremo come in politica : soliti nomi che cambiano ruoli e colori a rotazione per continuare a mangiare.

p.s.
Dice Ventura si sia autodefinito “il miglior tecnico che la nazionale abbia avuto negli ultimi 40 anni” … s’è visto. Ottimo traguardo ha raggiunto. Non succedeva da sessant’anni. Ottimo lavoro GPV !!

Il fallimento della Nazionale come punto di ripartenzaultima modifica: 2017-11-15T17:06:11+01:00da
Reposta per primo quest’articolo