I Penzieri der Cassisa

Beata molesta gioventù

Ieri sono andato un paio d’ore al mare in un raro momento di riposo in quest’estate movimentata e calda.
In un clima in cui si respira già aria di “fine estate” son rimasto stupito nel vedere ancora tanta gente in spiaggia ma armato del mio telo extralarge e del mio fedele librino di lettura, mi sono sistemato intenzionato a godermela.
L’aria è cambiata, l’acqua non è caldissima ed è piacevole rinfrescarsi in mare.

Poco distanti da me ci sono quattro ragazzotti, avranno 16/17 anni. Si notano subito e non solo per il pesante accento fiorentino che tanto nuoce al mio fegato pisano, ma soprattutto per la confusione che fanno. Il gruppo è variegato ed è composto dal classico scemotto coi capelli tagliati a culo e tinti di biondo, secco come un chiodo ma con accenno di leggerissima muscolatura che lui sfoggia convinto di fare colpo; dal sempre presente molesto, un pò più grossotto degli altri, sovrappeso e manesco che accompagna ogni minchiata che gli esce dalla bocca con patte, spinte e pedate alle altre tre mezze seghe; e due tipici ragazzini perbene, secchi, senza un filo di muscoli, capelli normali, qualche frignolo nel viso e la smania di far vedere che anche loro son ganzi col risultato che alla fine son più bischeri degli altri due.

I simpatici giovini attirano subito l’attenzione quando il biondino tinto tira un moccolo a piena voce strappando il telo di mano a uno dei due gemellini ammodìno e tirandoglielo quasi in acqua per il semplice fatto che inavvertitamente gli aveva, passando, tirato un pò di sabbia sul suo telo. Il malcapitato reagiva con stupore a tanto clamore dicendo : “diobòno per un pò di sabbia, ‘un è mia radioattiva eh ?” … e mi pare che la risposta non faccia una piega.  Ogni scusa è buona per gridare, smoccolare, fare un pò di lotta libera e rincorrersi tra gli ombrelloni per buttarsi in mare.
Gli sventurati vicini di ombrellone, gente anziana, sbuffano senza dir loro niente e io inizio a innervosirmi quanto lo scemotto convinto, per sfuggire alla presa del pesante magilla, corre nella mia direzione salvo virare bruscamente ad un paio di metri dal mio telo, come avesse intercettato lo sguardo assassino sotto la tesa del mio cappellino.
Proseguo rilassato nella lettura e ogni tanto sono attratto dal teatrino dei giovani intrattenitori che danno il meglio di sè quando decidono di mettere in mezzo un senegalese, con l’intenzione di acquistare un pallone al minor prezzo possibile prendendolo anche per il culo, con il risultato che il senegalese se ne va sorridente dopo avergli venduto il pallone al prezzo che voleva lui.
Munito di pallone adesso il repertorio dei ragazzotti si amplia, così dopo un grottesco tentativo di palleggiare con dei piedi degni della miglior squadra in un torneo di tappini, entrano in acqua e dalla pallavolo si passa alla lotta libera, al lancio del pallone addosso alla gente, corredato da moccoli di ogni tipo e espressioni che pur non blasfeme il semplice accento gigliato rende insopportabili.

Li osservo e mi torna a mente che forse forse, ma quasi sicuramente, noi facevano esattamente come loro, forse anche peggio per il semplice fatto che non eravamo mai quattro ma in gruppi più numerosi e non vorrei sbilanciarmi che probabilmente eravamo anche più maleducati. Uno per uno tutti dei ragazzini educati ma in gruppo eravamo talmente contenti e concentrati nel divertirci che il nostro chiasso ci appariva simpatico e le smorfie di chi intorno a noi ci avrebbe volentieri preso a pedate nel culo, altro che vecchi rincoglioniti e annoiati dalla vita.
Di colpo il mio approccio verso quei ragazzotti è cambiato e mi sono soffermato, stavolta volutamente, ad osservarli col sorriso sulla bocca provando a ricordare quando noi eravamo al loro posto, a chi potrebbe assomigliare il biondino convinto, il manesco cicciottello e le altre due gatte sorde, meno pesanti ma altrettanto vivaci.
Di colpo nella testa risuonano anni e anni di risate a Tirrenia, al Bagno Lido, all’Elba, sulle spiagge del Cavo, di Lacona, di Cavoli.
Non lo so se eravamo stupidi così. Forse già il fatto di non essere fiorentini era un dato a nostro favore (ovviamente visto dal nostro punto di vista, dato che ovunque andavamo il fatto di essere fieramente pisani spesso era oggetto di sberleffo campanilistico) ma anche noi ci rincorrevamo sulla sabbia che scottava in mezzo alla gente, facevamo lotte furiose alzando chili di sabbia, tiravamo il pallone ovunque, (anche se con i piedi eravamo meglio dei quattro amici fiorentini), alzavamo la voce gridando parolacce e prese di culo reciproche e quasi sempre ad un certo punto toccava darci una calmata perchè qualche quarantenne sfavato e pericoloso ci minacciava di prenderci a labbrate se non la facevamo finita.

Eh sì … anche noi eravamo così.
E quando sono andato via, mentre i quattro erano calmi stesi al sole ad asciugarsi, ho pensato … bonperlòro.

[Foto tratta dal Web]
Beata molesta gioventùultima modifica: 2017-08-27T10:43:00+02:00da
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