I Penzieri der Cassisa

Un cartoccio pieno di ricordi … e non solo

Ogni volta che passo da via Domenico Cavalca, la via che attraverso il Campano porta in piazza delle vettovaglie, mi torna a mente di quando ci passavo a piedi per mano con la mi’ mamma per andare a fare la spesa al “mercato”. Il mercato era pieno di banchi gestiti da pisani doc, dove la roba era bóna, e sullo sfondo si sentivano le voci del pesciaiooooooo, del fruttivendolo e del macellaio che invitavano le “donne” pisane a comprare da loro, anche se ‘un ce n’era bisogno perché ognuno sapeva sempre dove andare e cosa comprare.

Di riordi con la mi’ mamma al mercato ce n’ho tanti ma uno su tutti mi torna a mente e spesso racconto non senza un pizzico di vergogna :

era inverno e per mano a mì ma’ imboccammo via cavalca, c’era anche il mi’ fratello e io ci vedevo poco perché prima eravamo stati dall’oculista per una visita e negli occhi avevo sempre l’effetto delle classiche goccioline che dilatavano le pupille e che per qualche ora ti facevano vedere come se tu fossi sott’acqua.

Per questo mia mamma mi teneva stretto per mano ma a quel tempo, avrò avuto 10/12 anni, ero parecchio agitato e avevo il vizio di calciare con i piedi qualsiasi cosa incontrassi in terra per la strada. Sassi, lattine, foglie e qualsiasi cosa fose calciabile, io pigliavo la rincorsa e chiò !! di destro colpivo con forza con il risultato che quasi sempre toccavo una “patta” e il classico “ma ci stai fermo madonna bonìna ??“.

Quel giorno, annebbiato dalle goccioline dell’oculista, imboccata la famigerata via, adocchiai in terra vicino al marciapiede, quella che mi pareva una bella busta di carta gialla, tipo quella per il pane. Era, o meglio, credevo che fosse, gonfia, vuota e capovolta. Perfetta per essere calciata al volo. Così mi liberai all’improvviso dalla stretta di mia mamma e caricato il destro non feci in tempo a sentirla che mi urlava “attento é me….” che colpii convinto il mio bersaglio rimanendoci letteralmente di merda.

Quello che mi pareva un sacchetto di carta gialla non era altro che un bel mucchio di merda lasciata dal cavallo di una carrozza che al tempo cacavano indegnamente per terra, e il risultato fu facilmente immaginabile : io pieno di merda fino alle ginocchia, mia madre con le mani nei capelli e mio fratello in terra con le lacrime all’occhi dalle risate. Dire che feci una figura di merda mi pare troppo semplice, la patta la ricevetti puntuale e pulito alla bell’e meglio proseguii l’uscita costretto a restare fuori dei negozi e con l’odore dello sterco di cavallo nel naso per qualche giorno.

#beimitempi #ricordi

Un cartoccio pieno di ricordi … e non soloultima modifica: 2017-07-09T19:15:41+02:00da
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