I Penzieri der Cassisa

il primo mare non é mai banale

Nessuno stato d’animo è per me migliore di quello che mi regala il sole, il mare, le belle e lunghe giornate. Nessuno.
E questo non solo ovviamente quando posso godermele sdraiato sulla sabbia a leggere un libro, alleviando il caldo con un bagno fresco nel mare del calambrone, oppure spostandomi in maglietta con il boosterino a bassa velocità per godermi di più l’aria tiepida sulle braccia; queste piacevoli sensazioni le provo anche se sono al lavoro e con  il caldo sudo il triplo, e bevo tre litri d’acqua, consumo due magliette zeppe di sudore e son costretto a portarmi l’asciugamano.
Il calore del sole è ciò che io attendo impaziente durante i mesi in cui ne vediamo meno. E tutte le mattine, la prima cosa che faccio prima di uscire, è guardare in alto per vedere se c’è Lui.

Ieri mattina alle 8, in una rara mezza giornata di libertà, ho messo nel mio zaino un bell’asciugamano, un costume, una crema solare, un paio di comode infradito, due giornali, un blocco e una penna per scrivere se mi viene l’ispirazione, il mio coltellino multiuso e son salito sul motorino, destinazione mare. Fermata a far scorta di libri all’ultima edicola prima della spiaggia libera dove con quindici euro mi sono assicurato le letture per i prossimi tempi al sole, un gradito quanto inatteso omaggio di un libro da parte del giovane edicolante, felice quando vede chi ama leggere, e la mia prima vera mezza giornata di mare poteva avere inizio.

Il mio boosterino, rimesso a lucido per la stagione, parcheggiato al solito posto e via verso una spiaggia ancora deserta ma che si preannuncia animata. C’è un lieve vento di terra che rende il mare una tavola, limpido quasi a giustificare la bandiera blu che tutti gli anni sventola sul litorale pisano.  Sventola bandiera blu, sventola. Fatti vedere da chi deve spendere i soldi, sventola alta che tutti ti vedano, così che mentre guardano te non si accorgano dello schifo che spesso c’è sotto di te.
Giornata perfetta quella che mi si prospetta. Il venticello fresco di terra rende il mare uno spettacolo, lo pulisce dei troiai che giungono dalle navi e non solo e rende meno aggressivi i raggi del sole, come un piacevole ventilatore acceso alla prima velocità che rinfresca senza dare fastidio.

Mi piazzo nella parte alta dell’arenile, quello dove inizia la leggera pendenza di accesso alle dune rese inaccessibili da cartelli sparsi ovunque e da guardie della forestale costrette a camminare con gli scarponi della divisa su quelle dune che proteggono dagli incivili, pronte a far verbali e multe salate più del mare a chi venisse scoperto con le infradito su quella sabbia protetta. Nemmeno il prato di Piazza dei miracoli a Pisa è così controllato dai piedi umani.
Guardo l’orientamento del sole, piazzo il telo per essere perpendicolare con i raggi del mio amico, sistemo tutta la mia attrezzatura, faccio un bel mucchio di scarpe e vestiti che si trasformano in un comodo cuscino, tiro fuori il mio librino ma prima di cominciarlo mi sdraio a pancia in su. Ahh bene … prima un po’ di calore poi penserò al resto dei piaceri che mi attendono, indeciso tra il farmi subito un bagno, leggere o scrivere due versi su ciò che sto provando.

Non faccio in tempo a finire il sospiro di piacere che un solerte agente della forestale mi s’avvicina e mi fa con voce minacciosa :

“mi scusi, può stendersi un po’ più in là ? Qui non si pòle e c’è tanto di cartelli !”

“diobòno ma ‘un sono mia sulle dune qui ” (rispondo innervosito)

“è uguale, devi sta’ sdraiato dove c’è pari sennò son 100 euro di multa !”

“addiritttura …”

sicché chiappo i miei ciottolini e mi sposto d’un paio di metri a dir tanto così per farlo contento ma poi ‘un ce la faccio a stare zitto e gli dico :

“certo oh , c’è pieno di senegalesi che rompano ‘oglioni alla gente ogni tre minuti con la loro merce contraffatta, c’è quei sonati dei pescatori che piazzano tre/quattro canne per uno in mezzo alla gente che nuota, per non parlare di cani e canetti che girano senza guinzaglio né museruola, caando e pisciettando dappertutto rincorsi dai padroni che li richiamano senza nessun risultato, e le cent’euro di multa me le vuoi fa’ a me che son qui a farmi i cazzi miei tranquillo senza insudiciare né rompere le palle a nessuno ??”.

Chiusa la questione ringraziando lo sceriffo delle dune per avermi graziato, torno a rilassarmi, o meglio … inizio a farlo.

Son le nove e al mare siamo in pochi ma le categorie di cui sopra son già tutte presenti, compresa la simpatica coppia di Montopoli col suo canino incazzoso che abbaia a tutti i neri che vede passare … e siccome ce n’é parecchi già di mattinata mi metto l’animo in pace e mi concentro sulle pagine del mio nuovo librino, quello regalatomi, che mi incuriosisce.

Il sole picchia e malgrado il venticello sento che forse è meglio se mi proteggo la pelle con un po’ di cremina protettiva. Inizia ad arrivare un po’ di gente ma in acqua non c’è nessuno. Decido di farmi un bagno ma appena metto i piedi nell’acqua capisco il perché : è ghiaccia marmata. Proseguo stoico fino all’altezza di guardia, quella delle palle per intenderci, poi faccio un bel respiro e proseguo. Si, é freddina ma io la preferisco così a quel brodo caldo e torbido che spesso c’è nelle calde giornate nel pieno dell’estate. Proseguo a camminare con l’acqua ormai fin sopra la pancia. Problemi di digestione non dovrebbero esserci dato che ho mangiato una brioscina striminzita alle 7 di mattina. Ancora due passi e poi mi immergo … Ah bene … quant’era che aspettavo questo momento.

La mattinata prosegue liscia fino alle 12, fra le mie letture, qualche bagnetto, cambi di posizione tutti in funzione di una corretta rosolatura e il giusto orientamento del telo sempre perpendicolare al sole che nel frattempo si é spostato per piazzarsi proprio sopra di me.

La pancia brontola, la brioscina ormai non solo è stata correttamente digerita ma quasi certamente è evaporata vista la sua consistenza e anche la mia pelle, seppur non bianca ma anzi già abbastanza abbronzata, chiede comunque un po’ di tregua. Così raccolgo tutto il mio armamentario e soddisfatto torno al mio motorino.

La strada del ritorno è la stessa di sempre. La stessa di quando avevo 14 anni e andavo al mare col bravino, la stessa che ho fatto per stagioni intere in due senza casco, quando si poteva. La stessa che facevo con mia moglie ragazzina abbracciata a me cotta dal sole, cotta di me, pregustando già una rinfrescante doccia prima di un milione di baci. La stessa che offre da sempre lo stesso panorama e lo stesso odore dei campi, il grano, i papaveri, i girasoli, le pinete …

Penso e ripenso mentre il motorino preciso sui sessanta all’ora mi riporta a casa … Dove mi aspetta mia moglie sempre sorridente e il piccolo dei nostri frutti, ancor più sorridente. Il pranzo è quasi pronto, aspettiamo quello grande di ritorno da scuola e tutti a tavola !!

Mi siedo col sorriso sulle labbra.

“come ci stava al mare babbo ?”

“bene, topo, benissimo. Bene da morire”

 

il primo mare non é mai banaleultima modifica: 2017-05-28T17:59:35+02:00da
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