I Penzieri der Cassisa

Ciò un figliolo [anche due]

Ciò un figliolo io che mi cresce sotto l’occhi

Cioè, ‘un è che cresce solo a me,

ir fatto è che sotto i mì occhi, mi ci cresce lui.

 

C’è ir mì figliolo è  bello a mamma sua

Però ancammè mi garba tanto.

 

Mi sembra ieri ch’è sortito fòri di lì
e ora è un ometto … e ci ripenso :
“o com’ha fatto a sortì fòri di lì ?”
e di lì c’è uscito di siùro perché c’ero anch’io !
La sensazione più bella della mia vita
vederlo nascere
mentre la su mamma urlava : “ahiooooo”

lui piangeva per la prima volta
e io c’avevo  un magone in gola
che nemmeno dopo ave’ mangiato un cappone intero senz’acqua.

 

Ciò un figliolo che va bene a scuola

Ma è bravo per davvero eh ?

Dice ha preso da su mà … e ‘un ave’ paura …

Se pigliava da me a scuola c’andava bene … in bicicletta.

 

Ciò ir mì figliolo che c’ha tanta pazienza,

è educato, ascolta chi gli parla ed è sempre sereno e sorridente.

A parte l’ultime due,

‘un è che siano caratteristiche tipiche del maschio cassisa,

ma si vede che con le generazioni lo stampo s’annacqua,

e se devo dì la verità, molto ma molto meglio per lui.

 

Ciò ir mì figliolo che c’ha la fidanzata,

si pettina còr gel la mattina,

va a giro còlle naicche nòve, la ferpa còr cappuccio

e la musìa nell’orecchi …

l’ho detto che cresce a vista d’occhio,

tutto bene, se non fosse che ner frattempo io rimbuzzacchisco.

 

Ciò ir mì figliolo che ni garba ir pallone,

viene con me all’arèna a vede’ ir pisa,

gioa, s’allena e s’impegna con tanta passione,

quella vera, quella dei bimbi, che nel calcio c’è rimasta solo lì.

E a me vedello in campo corre’ còr pallone fra i piedi,

mi fa stà bene bene bene.

 

Ciò ir mì figliolo che tra un mese fa la ‘omunione,

di già … poi ‘osa c’è ? di già ir matrimonio ?

a no … meno male … c’è la gresima.

E io pago.

 

A dì la verità di figlioli ce n’ho due,

quello più piccino di pazienza ‘un ce n’ha punta

ed è un gran casinista … dice “io lepe” …

si vede che lo stampo, coll’urtìmo era un po’ meno annacquato.

Ma oggi io voglio discorre’ der mì figliolo,

ir primo, quello grande,

perché oggi fa dieci anni e io non sono felice,

sono di fòri dalla gioia.

[anche perché a quello piccino n’è toccato il regalo ancallùi …

… sennò si sfavava poìno]

 

Tanti Auguri ometto mio

Sei la mia soddisfazione di vita quotidiana

Ti voglio bene

Ti do dùgento bacioni e ti strizzo fino a fatti scricchiolà le costole

Senza rompittele eh ?

Auguri France !

[peccato ci sia la sòcera fra corbelli, ma pazienza]

 

Babbo.  — 7apr.2011

Ciò un figliolo [anche due]ultima modifica: 2011-04-07T08:16:00+02:00da
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